di Silvia Cutrera*
I risultati di un’indagine condotta dal Gruppo Donne della Federazione FISH, per indagare sul rapporto delle donne con disabilità con il mondo del lavoro, mettono in luce un fenomeno che non si può più ignorare: è fondamentale, cioè, che istituzioni e aziende lavorino insieme per garantire che il diritto al lavoro dignitoso e privo di discriminazioni sia una realtà anche per le donne con disabilità. Solo infatti attraverso politiche mirate e un cambiamento culturale profondo si potrà costruire un ambiente lavorativo davvero equo e inclusivo.
È stato recentemente condotto un sondaggio rivolto a donne con disabilità, per indagarne il rapporto con il mondo del lavoro, con particolare attenzione alle tematiche della parità di genere e delle molestie sul luogo di lavoro. L’indagine, promossa dal Gruppo Donne della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha raccolto le esperienze di 160 partecipanti che hanno risposto in forma anonima e online, offrendo uno spaccato significativo di una realtà spesso ignorata.
L’analisi dei dati emersi evidenzia una situazione critica, che richiede attenzione e interventi mirati.
Le 160 donne con disabilità che hanno risposto al questionario hanno un’età compresa tra i 22 e i 65 anni con un titolo di studio medio alto: il 41,9%, infatti, è in possesso di diploma di scuola media superiore, il 33,1% di laurea magistrale e il 10,6% di laurea triennale. La maggior parte di coloro che hanno risposto ha una disabilità di tipo motorio nella percentuale del 54,7% e sensoriale del 29,6%.
E ancora, il 75% ha un contratto a tempo indeterminato e alla domanda se fosse stata fatta richiesta di accomodamenti ragionevoli, il 49,1% ha risposto in modo affermativo, mentre il 45,9% non ha fatto alcuna richiesta.
Per quanto poi riguarda l’inclusione in ambiente lavorativo, guardando anche alla partecipazione ad attività sociali o ad esempio all’accesso ai distributori automatici di bevande, caffè o snack, il 65% ha risposto in modo affermativo, il 21% in modo negativo; le stesse percentuali sono riferite anche alla richiesta dell’accessibilità per ciò che riguarda le esigenze fisiologiche (bagni, mensa).
Tra le principali barriere, le donne con disabilità segnalano il pregiudizio culturale e la scarsa sensibilizzazione delle aziende sui temi dell’inclusività: solo nel 10,6% dei luoghi di lavoro è presente il/la disability manager.
Per ciò che concerne la disparità nella retribuzione, il 18,8% ritiene che ve ne siano, rispetto a colleghi e colleghe senza disabilità.
Per il 34,8%, inoltre, le donne con disabilità ritengono di avere subìto discriminazioni sul luogo di lavoro, a causa della condizione di disabilità, a fronte del 57,6% che ha risposto in modo negativo.
Un dato preoccupante è rappresentato dal fatto che l’11% delle rispondenti ha subito molestie verbali, fisiche o psicologiche nell’ambiente lavorativo e che di queste solo una minima parte, l’8,9%, ha deciso di denunciare gli episodi.
Da segnalare anche che alla domanda riferita alla conoscenza del numero telefonico antiviolenza 1522 ha risposto negativamente il 30,6% delle donne partecipanti.
Nel questionario, in corrispondenza delle risposte, è stato previsto uno spazio denominato Altro, con la possibilità di aggiungere ulteriori informazioni. È emerso quindi come l’inadeguatezza del luogo di lavoro, sotto il profilo dell’accessibilità fisica e tecnologica e della mancanza di supporto, aggravi ulteriormente il divario tra le donne con disabilità e i colleghi e colleghe.
Sono state evidenziate situazioni in cui le discriminazioni sono ormai realtà consolidate: ad esempio una libera professionista, nell’interscambio di lavoro con altre figure professionali, ha difficoltà di comunicazione, dal momento in cui si dà per scontato che lo strumento prioritario utilizzato sia il telefono a lei precluso a causa della sua disabilità. Oppure una lavoratrice autonoma che segnala la tendenza a pretendere da lei il lavoro gratuito o a basso costo, come se la sua attività professionale fosse una sorta di passatempo e non un lavoro a tutti gli effetti.
Dalle risposte ricevute, emerge poi la richiesta di inclusione e collaborazione nella relazione con gli altri colleghi e colleghe: ad esempio, ad una persona alla quale viene insegnato il nuovo lavoro è stata detta la frase «è semplice, è a prova di handicappato», mentre a un’altra donna non vedente è stato fatto notare il fastidio della sintesi vocale, un’applicazione indispensabile che le permette l’uso del computer.
Non mancano nemmeno episodi di contenzioso con alcune aziende, ad esempio nel non concedere il part-time richiesto o l’avvicinamento del luogo di lavoro e nella possibilità di svolgere o meno lo smart working. Inoltre sono stati segnalati vari casi di mobbing. Una donna con disabilità sensoriale, cieca, ha descritto le numerose barriere architettoniche presenti nel suo luogo di lavoro, tecnologie non accessibili, violazione delle norme di sicurezza, prepotenze da parte dei colleghi. Un’altra donna ha segnalato di essere stata molestata da un collega più anziano e di averlo denunciato, ma la denuncia non è stata presa in considerazione dalla dirigenza.
Le partecipanti, infine, hanno espresso con forza la necessità di maggiore formazione per datori di lavoro e colleghi/colleghe sui temi della disabilità e dell’uguaglianza di genere, politiche aziendali più incisive per prevenire le molestie e sostenere le vittime, interventi strutturali volti a garantire un ambiente lavorativo accessibile inclusivo per tutti/e.
I risultati di questa indagine mettono in luce un fenomeno che non possiamo più ignorare; è fondamentale, cioè, che istituzioni e aziende lavorino insieme per garantire che il diritto al lavoro dignitoso e privo di discriminazioni sia una realtà anche per le donne con disabilità. Solo attraverso politiche mirate e un cambiamento culturale profondo potremo costruire un ambiente lavorativo davvero equo e inclusivo.
* Coordinatrice del Gruppo Donne della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Il presente testo è già stato pubblicato su «Superando.it», il portale promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
Per approfondire:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Simona