Fortemente impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti fondamentali delle persone “sottoposte” a varie forme di coercizione in ambito psichiatrico, anche l’Associazione Diritti alla Follia ha ratificato il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”. Le argomentazioni espresse per motivare questa scelta fanno ben capire come la loro adesione a questo importante documento programmatico non sia un semplice atto formale.
Dopo una pausa di circa un anno, dovuta all’emergenza pandemica, riprendiamo l’attività di divulgazione del Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea accogliendo con piacere l’adesione dell’Associazione Diritti alla Follia, che ha sede a Roma ma opera su tutto il territorio nazionale.
Costituitasi nel 2018 l’Associazione è impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti fondamentali delle persone “sottoposte” a varie forme di coercizione in ambito psichiatrico, ai cosiddetti “istituti di protezione” dell’individuo (tutela, curatela, amministrazione di sostegno), e alle misure di sicurezza per i soggetti “non imputabili”. Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso l’elaborazione di disegni di riforma finalizzati ad introdurre elementi di maggiore tutela e garanzia della persona nell’ambito delle procedure coercitive in ambito psichiatrico; la presentazione di esposti, su casi individuali come su problematiche di sistema, ad Istituzioni di vigilanza e monitoraggio sul piano nazionale ed internazionale; intervenendo nelle procedure amministrative e giudiziali che coinvolgono i diritti fondamentali dei pazienti psichiatrici o ritenuti tali; e la promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione su tali temi. Sotto questo profilo è molto interessante la campagna di informazione e denuncia denominata “Se la tutela diventa ragnatela” lanciata dall’Associazione per sensibilizzare sugli aspetti problematici frequentemente riscontrati dai beneficiari dell’amministrazione di sostegno e dai loro familiari (un’iniziativa di cui si può leggere nel seguente approfondimento).
Abbiamo chiesto all’Associazione le motivazioni che hanno indotto il proprio Consiglio Direttivo ad approvare all’unanimità l’adesione al Secondo Manifesto. Loro chi hanno spiegato che «l’Associazione conta tra i suoi membri numerosi utenti dei servizi psichiatrici, sia volontari che involontari. Quotidianamente interloquiamo con coloro che ci segnalano abusi e violazioni dei propri diritti in ambito psichiatrico. Siamo dell’idea che l’utente-donna dei servizi psichiatrici, subisca una tripla discriminazione: in quanto portatrice di disabilità, in quanto portatrice di disabilità psicosociale, in quanto donna portatrice di disabilità psicosociale».
Per esemplificare le situazioni di cui si occupano segnalano «il caso, non raro, di una donna con disabilità psicosociale che subisce violenza sessuale all’interno di un reparto psichiatrico o di una struttura, durante un ricovero, magari in una condizione di sedazione psicofarmacologica. Chi mai crederebbe alla sua eventuale denuncia o semplice narrazione? Quanta forza, quanto coraggio, quanta determinazione occorrerebbe a questa donna per mettere in atto delle azioni che sono già di per sé, e quindi per tutte le donne, degli atti eroici? Quante denunce da parte di donne con disabilità psicosociale non vengano minimamente prese in considerazione?»
Proprio per questi motivi l’Associazione condivide pienamente la disposizione del Secondo Manifesto secondo la quale «L’Unione Europea e le legislazioni nazionali dovrebbero rendere visibili e combattere le situazioni nelle quali le donne e le ragazze con disabilità sono vittime di discriminazione multipla, fornendo i rimedi necessari, e garantendo una protezione efficace ed equa». (punto 16.10).
«Esiste, inoltre, un’altra questione molto importante collegata all’ambito della sfera sessuale ed affettiva – proseguono dall’Associazione –, tema affrontato nel Secondo Manifesto nella parte dedicata ai “Diritti sessuali e riproduttivi” (punto 8) in cui si fa riferimento all’articolo 23 (Rispetto del domicilio e della famiglia) della Convenzione ONU sui diritti delle Persone con Disabilità. Ebbene, è opinione molto comune, sia a livello istituzionale che sociale, che l’intimità sessuale delle donne con disabilità psicosociale corrisponda sempre ad una violenza sessuale a loro carico in quanto, a causa del loro disturbo o condizione, anche giuridica, non sarebbero in grado di intrattenere alcuna relazione personale amorosa, e men che meno di esprimere un valido consenso ad un rapporto sessuale. Qualunque loro relazione personale amorosa sarebbe abusiva, qualunque loro intimità sessuale corrisponderebbe ad una violenza sessuale del partner. Questo presupposto, relativo alla drastica e definitiva “non capacità”, frutto di un pregiudizio arcaico, retrogrado e sessista, si traduce in negazione di un diritto fondamentale e personalissimo dell’individuo».
Le motivazioni espresse dell’Associazione Diritti alla Follia fanno ben capire come la loro adesione al Secondo Manifesto non sia un semplice atto formale, giacché le problematiche di cui si occupano sono le stesse alle quali questo importante documento programmatico si propone di dare visibilità, rilievo e risposte. (S.L.)
Breve riepilogo delle adesioni al Secondo Manifesto
Ad oggi (26 febbraio 2022) hanno aderito al Secondo Manifesto 59 tra enti pubblici e privati. Tra questi figurano: la Regione Emilia-Romagna; 12 Comuni: Arborea, Bergamo, Buggerru, Cagliari, Catania, Cornaredo, Decimomannu, Escolca, Olbia, Porto Viro, Sassari, Vico Equense; un sindacato: CGIL nazionale e CGIL di Catania; il CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità); due federazioni di associazioni di persone con disabilità: FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela Diritti delle persone con disabilità); numerose associazioni/centri di persone con disabilità, associazioni di donne, centri antiviolenza. L’elenco completo degli enti aderenti è consultabile a questo link.
Estremi della pubblicazione:
Forum Europeo sulla Disabilità, Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici, adottato a Budapest il 28-29 maggio 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) in seguito ad una proposta del Comitato delle Donne dell’EDF, approvato dalla Lobby Europea delle Donne, revisione realizzata alla luce della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con Disabilità, versione in lingua italiana approvata dal Forum Europeo sulla Disabilità, traduzione a cura di Simona Lancioni e Mara Ruele, Peccioli (PI), Informare un’h, 2017, p. 70, in formato pdf.
Esso è disponibile che in versione facile da leggere (qui la presentazione), e nella versione in comunicazione aumentativa alternativa – CAA (qui la presentazione).
Per approfondire:
Associazione Diritti alla Follia.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Tutto sul Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2022 da Simona