Nella Strategia dell’Unione Europea sulla disabilità 2021-2030 non sono previste misure mirate al contrasto della discriminazione multipla che colpisce le donne con disabilità, lo aveva accennato il Forum Europeo sulla Disabilità, lo sottolinea con più forza il Comitato economico e sociale europeo (CESE) denunciando come le donne con disabilità siano state “dimenticate dalla Strategia”.
Un’attenta lettura della Strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, pubblicata dalla Commissione europea il 3 marzo 2021, rileva come nel documento in questione il contrasto alla discriminazione multipla che colpisce le donne con disabilità rimanga circoscritto a poche disposizioni di principio, rispetto alle quali non sono indicate, anche a solo titolo esemplificativo, azioni operative (un’analisi dettagliata è disponibile a questo link). Che sotto questo profilo la Strategia dell’UE fosse debole lo aveva già segnalato il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) in una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale lo scorso marzo. «Oggi è una data storica per il movimento europeo delle persone con disabilità. La Commissione europea ha pubblicato la Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030. Questo documento delinea proposte e aree di lavoro volte a migliorare le condizioni di vita di 100 milioni di persone con disabilità attraverso l’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità», esordisce la nota, che non manca di valorizzare i punti di forza della Strategia stessa (per un resoconto in lingua italiana si legga quello curato da Stefano Borgato per «Superando.it»). E tuttavia più avanti il Forum osserva che «la situazione specifica delle persone con disabilità che subiscono molteplici forme di discriminazione sulla base, ad esempio, del genere, dell’età, dell’orientamento sessuale o dell’origine etnica, dovrebbe essere focalizzata meglio e affrontata mediante azioni mirate».
Se la reazione dell’EDF alle politiche di genere della Strategia UE è stata tutto sommato contenuta, molto più forte e decisa è la posizione espressa in merito dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) attraverso un parere che raccoglie le conclusioni di un’audizione organizzata dal Comitato il 1 giugno scorso per raccogliere i contributi da parte di altre istituzioni dell’Unione Europea, delle organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, delle parti sociali e delle altre organizzazioni della società civile sulla proposta della Commissione. Il parere del CESE, del quale Ioannis Vardakastanis è stato il relatore, inizia evidenziando i numerosi aspetti positivi della Strategia a fronte delle poche lacune riscontrate: «Radicata nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che è stata il primo trattato internazionale ad adottare un approccio alla disabilità basato sui diritti umani, la Strategia dell’UE sulla disabilità per il prossimo decennio è un documento promettente con molte proposte lodevoli e solo alcune carenze. Tuttavia, affinché la strategia possa tener fede alla promessa di porre fine alla discriminazione nei confronti degli 87 milioni di persone con disabilità in Europa, per la sua attuazione saranno necessari una forte volontà politica e risorse adeguate».
Questa la prima delle carenze evidenziate: «La mancanza di un riferimento specifico alle donne con disabilità e di misure mirate per combattere la loro discriminazione è una delle poche lacune della, altrimenti lodevole, Strategia per i diritti delle persone con disabilità per il periodo 2021-2030». Una lacuna illustrata in un paragrafo dall’incisivo titolo “Dimenticate dalla Strategia: le donne con disabilità”. In esso si legge: «Sebbene la proposta della Commissione sia stata ampiamente lodata per il suo deciso impegno a creare un’Europa inclusiva in materia di disabilità, il giudizio espresso non è positivo su tutti i fronti. Tra le critiche più forti mosse al documento figurano l’assenza di riferimenti specifici e di azioni a favore delle donne e delle ragazze con disabilità.
“Per il CESE si tratta di una grossa lacuna”, ha sottolineato Vardakastanis.
Il Forum europeo della disabilità, rappresentato all’audizione dalla sua vicepresidente Ana Peláez, condivide il punto di vista del CESE. “Si deve rimediare al più presto, garantendo che la prospettiva di genere sia integrata in ogni azione considerata nella Strategia, per esempio in materia di occupazione, partecipazione politica e così via”, ha avvertito Peláez, aggiungendo che anche nell’azione contro la violenza, pur prevista nella strategia, non si fa alcun riferimento specifico alla violenza contro le donne e le ragazze con disabilità.
I dati indicano che il 34 % delle donne e delle ragazze appartenenti a questa categoria ha subito violenze fisiche e sessuali, alle quali le persone con disabilità intellettive sono particolarmente esposte.
Per parte sua, Katrin Langensiepen della rete CRPD [Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, N.d.R.] del Parlamento Europeo ha sottolineato che le donne con disabilità sono più spesso vittime di abusi sessuali e che, in molti casi, non ottengono un’adeguata protezione giuridica, dato che gli avvocati mostrano una scarsa sensibilità per la loro difficile situazione.
“Questa situazione è molto pericolosa per noi. Talvolta non siamo visibili. E se non si è visibile, non si può far sentire la propria voce quando succedono cose che non dovrebbero succedere”, ha dichiarato Langensiepen, sottolineando la necessità di sensibilizzare le donne con disabilità in merito ai loro diritti e di fornire loro gli strumenti per gestire queste situazioni.
Esse sono vittime di discriminazione in tutti i settori della vita e sono esposte a un rischio maggiore di povertà ed esclusione sociale rispetto agli uomini con disabilità. Le donne con disabilità sono state anche tra le persone più duramente colpite dalla crisi della Covid-19.
“La triste realtà è che, in quanto a parità per le donne, negli ultimi dieci anni abbiamo di fatto smesso di fare passi avanti. E ora la Covid-19 ha inferto un duro colpo anche ai servizi pubblici sui quali le donne in generale e le donne con disabilità potevano contare”, ha spiegato Pirkko Mahlamäki della Lobby europea delle donne (EWL).
È stata anche menzionata la necessità di rafforzare il sostegno alle madri che si occupano di minori con disabilità come pure di creare nuovi strumenti finanziari a tal fine».
Già nel 2018, dietro richiesta del Parlamento Europeo, il CESE aveva elaborato un parere esplorativo sulla condizione delle donne con disabilità (parere approvato dal Parlamento stesso nella seduta plenaria del 11 luglio 2018, come riferito in una nota informativa diramata dal Comitato). Si tratta di un documento nel quale le molteplici forme di discriminazione a cui sono esposte le donne e le ragazze con disabilità dell’Unione Europea in tutti gli ambiti della loro vita sono state analizzate in modo dettagliato. Chi, come il CESE, ha avuto modo di occuparsi in modo approfondito di tali questioni comprende perfettamente che queste non possono essere affrontate adeguatamente senza una visione sistemica, politiche mirate e azioni concrete. Pertanto, allineandoci a quanto già espresso da Ana Peláez, possiamo solo auspicare che questa grave lacuna venga rimediata al più presto integrando la prospettiva di genere in ogni azione considerata nella Strategia. Un auspicio che poi, a voler essere precisi/e, non chiede niente di più o di diverso da quanto già sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità nel Preambolo (lettera s), allorquando sottolinea «la necessità di incorporare la prospettiva di genere in tutti gli sforzi tesi a promuovere il pieno godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità».
Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI)
Nota: la formattazione nelle citazioni testuali differisce da quella presente nei testi originali.
Vedi anche:
Unione Europea. Commissione europea, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico sociale europeo, al Comitato delle regioni: Un’Unione dell’uguaglianza: strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, COM(2021) 101 final, Bruxelles, 3 marzo 2021.
Comitato economico e sociale europeo (CESE).
Strategia dell’UE sulla disabilità: è il momento di passare dalle parole ai fatti, Comitato economico e sociale europeo, 9 giugno 2021.
Comitato Economico e Sociale Europeo, La condizione delle donne con disabilità [parere esplorativo richiesto dal Parlamento europeo], approvato al Parlamento Europeo in seduta plenaria l’11 luglio 2018 (SOC/579), relatrice testo Gunta Anča.
Natalia Suárez, A new journey for disability rights. The European Disability Forum welcomes the new Disability Rights Strategy 2021-2030, European Disability Forum, European Disability Forum, 3 marzo 2021.
European Disability Forum (EDF).
Simona Lancioni, La Strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e la questione di genere, «Informare un’h», 17 giugno 2021.
Stefano Borgato, La Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, «Superando.it», 4 marzo 2021.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: quadro teorico di riferimento”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 22 Giugno 2021 da Simona